Internet è una cosa seria
Soprattutto con la diffusione dei social network, si è ormai creata una realtà alternativa, una sorta di mondo parallelo nel quale le nostre identità digitali interagiscono tra di loro, i pensieri viaggiano, ed ogni messaggio che lanciamo ha come potenziali destinatari un numero indefinito di persone.
Purtroppo si è un po’ persa la percezione del fatto che i due mondi non sono poi così separati tra di loro, e le azioni che si compiono in uno di essi hanno inevitabilmente conseguenze anche nell’altro. Così quotidianamente, le cronache locali ci raccontano di sfoghi a mezzo facebook di automobilisti che pensano di poter insultare e denigrare tutto e tutti senza subire conseguenze, quasi che lo schermo di un monitor rappresenti una barriera impenetrabile dietro cui nascondersi e col quale proteggersi. In realtà non è così, e sono sempre di più i comandi di polizia locale che decidono di difendere la propria immagine e l’onorabilità del proprio lavoro denunciando questi comportamenti all’autorità giudiziaria.
A dire il vero, in molti casi i procedimenti finiscono con un’assoluzione, ed i magistrati tendono a distinguere la diffamazione dallo sfogo generico. Vero è comunque che un procedimento penale a carico non è mai una cosa piacevole, e in alcune realtà, a fronte del ritiro della querela, le amministrazioni sono arrivati a richiedere una sorta di “messa alla berlina” dei diffamatori, con delle scuse da pubblicare in video su youtube.
Va però ricordato che è vero anche il contrario. Un uso troppo disinvolto dei social da parte degli operatori di polizia locale è sconveniente se non addirittura passibile di procedimenti disciplinari, laddove le amministrazioni, per correre ai ripari, si siano dotati di appositi regolamenti interni di comportamento. Bisogna capire infatti che una polemica gratuita con un cittadino non è una discussione al bar con un amico, perché lui “conosce” la divisa anche al di fuori del contesto lavorativo, ed il poliziotto locale non smette mai di rappresentare l’Ente cui appartiene. Un commento contenente un giudizio politico in una discussione pubblica on line o postato a corredo di un articolo di stampa non è certo un reato, ma per chi è chiamato per lavoro a fare da cuscinetto tra cittadini ed amministrazione, può ovviamente avere delle ripercussioni.
Attenzione quindi, quando le dita scorrono su una tastiera. Tutto si può fare, ma bisogna essere pronti ad affrontarne le conseguenze.
Redazione di poliziamunicipale.it
Mavino Michele
Il video è tratto da youtube e immortala le scuse di un cittadino alla PL di Roma
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